In palio: lucidità mentale, addome piatto, riposo più tranquillo e chili in meno sulla bilancia. A patto che…

Digiunare non è mai stato tanto di moda. Tra i fan del fasting diet, ossia il programma alimentare che prevede periodi di digiuno a cadenza regolare, troviamo star dalla forma invidiabile quali Rosie Huntington-Whiteley, Jennifer Aniston, Ellie Goulding e Reese Witherspoon. A me, personalmente, è sempre sembrata un’impresa titanica: sono la sola persona che arriva sempre a colazione/pranzo/cena con una gran fame e che se salta un pasto ha mal di testa per due ore? Fatto sta che, conclusa l’esperienza della quarantena, mi sono ritrovata come tante donne con jeans stretti sul punto vita e sulle cosce e una generale sensazione di appesantimento. E così ho deciso di informarmi sulla pratica del digiuno e sui suoi effetti benefici sull’organismo: che fosse giunto il momento di dargli una chance? La risposta, alla fine, è stata affermativa.

Digiuno primo step: incontro con il medico di base
Come molte di voi già sapranno, bisognerebbe sempre evitare l’approccio fai da te quando ci si mette a dieta. Tanto più se si parla di digiuno: impensabile svegliarsi un giorno e decidere di non introdurre più cibo in bocca per due-tre-quattro o cinque giorni, pena conseguenze psicofisiche importanti. Come primo step, quindi, ho chiesto un colloquio dal vivo con la mia dottoressa di base, la quale mi ha posto una serie di domande, informandosi sul mio stile di vita, misurandomi pressione e peso e confermandomi che sì, in quanto persona sana e normopeso, avrei potuto intraprendere una fase di digiuno controllato, con le precauzioni del caso.

Digiuno secondo step: individuare un programma sicuro e controllato
Ed ecco il secondo passaggio: dopo essermi accuratamente informata e aver letto ogni genere di studio (a volte il DNA da giornalista torna molto utile!), ho concluso che la proposta di digiuno più valida e, soprattutto, sicura fosse quella messa a punto dal biochimico genovese Valter Longo, riconosciuto a livello internazionale come uno dei leader nel campo degli studi sull’invecchiamento e patologie ad esso collegate, con pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche tra cui Nature, Science e Cell. Così ho chiamato la biologa nutrizionista Alda Attinà, direttrice scientifica di L-Nutra Italia, azienda che si occupa della produzione della dieta mima-digiuno Prolon, che per chi non lo sapesse è il programma alimentare di cinque giorni, validato e testato da Longo e dal Longevity Institute e Diabetes and Obesity Research Institute della University of Southern California. Insomma, come è facile capire, si tratta di un piano di digiuno iper scientifico, a garanzia che l’organismo non si trovi in difficoltà.”Questo protocollo alimentare, ipocalorico e interamente vegetale e privo di lattosio e glutine, prevede l’introduzione di 1100 calorie nel primo giorno (una sorta di preparazione) e 700 dal secondo al quinto giorno. È nato da vent’anni di test e ricerche e serve non tanto a dimagrire, quanto a garantire una vita longeva e in salute, aiutando il metabolismo. Senza entrare in tecnicismi, ha un effetto antiossidante per l’organismo e aiuta le cellule a eliminare le sostanze di scarto. Confermo che, trattandosi di un protocollo di mima-digiuno, si richiede sempre alla singola persona un incontro preliminare con un professionista, che sia il medico o il nutrizionista”.

Digiuno per 5 giorni: la mia esperienza tra alti e bassi
Immaginate cinque giorni durante i quali si bevono infusi (senza teina), si consumano zuppe, minestroni e vellutate vegetali, con qualche gradita consolazione solida, come barrette di frutta secca, crackers al cavolo riccio e olive. Vi dico la verità: i primi due giorni sono stati non faticosi, di più. Mi girava la testa, mi sentivo debolissima e ho dovuto rallentare il carico di lavoro (che, nel mio caso, richiede una buona lucidità mentale), così come ho assolutamente evitato sforzi fisici. Ho anche pensato tra me e me di gettare la spugna, perseguitata com’ero da immagini di pizze fumanti e hamburger XXL. La vera sorpresa l’ho avuta a partire dal terzo giorno, quanto la sensazione di testa annebbiata e gambe molli ha lasciato spazio a un’improvvisa leggerezza e un’innegabile vitalità.

Non nascondo che i sogni a occhi aperti di manicaretti dolci e salati mi hanno accompagnata fino al quinto giorno, così come ho dovuto impormi, a digiuno concluso, di non buttarmi sul comfort food citato, attenendomi il più possibile a un’alimentazione salutare. Ma i benefici che ho notato hanno ripagato lo sforzo, che comunque – inutile mentire – occorre mettere in conto, specie se come me si ama il buon cibo. Tra i vantaggi: lucidità mentale, addome piatto, riposo più tranquillo (niente tè e caffè fanno la differenza), oltre a due chili in meno sulla bilancia. Ah, anche la ritenzione idrica, nel mio caso visibile all’altezza delle cosce e dei glutei, si è attenuata. Lo rifarò? Non a breve, ma mi piacerebbe prendere l’abitudine, a ogni cambio di stagione, di regalarmi i cinque giorni di mima-digiuno. Perché, anche se a prima vista sembra più una privazione che altro (o, magari, un trend da attrice di Hollywood), in realtà ho capito che una fase di digiuno è realmente di aiuto all’organismo. Nel breve e nel lungo termine.

Articolo scritto dalla giornalista Marzia Nicolini

Fonte: https://www.elle.com/it/salute/diete/a32799566/digiuno-benefici-controindicazioni/