Ritardare l’invecchiamento riducendo le calorie

Un nuovo studio evidenzia come ridurre del 15% le calorie assunte giornalmente, sul lungo periodo, possa rallentare il metabolismo e ritardare l’invecchiamento. Questo però può portare a un aumento di peso superiore a quello perso durante la dieta una volta ritornati a un consumo di calorie normale, sottolineando sia i benefici che i problemi associati alla restrizione calorica cronica. L’indagine scientifica faceva parte del trial multicentrico CALERIE (Comprehensive Assessment of Long term Effects of Reducing Intake of Energy), sponsorizzato dai National Institutes of Health degli U.S.A. Il trial, randomizzato e controllato, ha testato gli effetti di due anni di restrizione calorica sul metabolismo in più di 200 adulti sani e non obesi. I risultati dello studio indicano che la restrizione calorica può prolungare la vita e migliorare lo stato di salute in età avanzata.

Gli intenti del trial clinico

Con questo studio si vuole evidenziare che un regime alimentare a basso contenuto calorico, come pure protocolli che imitano gli effetti biologici di una dieta ristretta, migliora lo stato di salute generale anche negli anziani, oltre che prolungare la vita. In passato, sono stati condotti studi su animali a vita breve (come vermi, mosche e topi), in cui si era dimostrato che le restrizioni caloriche rallentano il metabolismo e prolungano la durata della vita. Lo studio CALERIE è il primo condotto sugli esseri umani, che vivono più a lungo. “Lo studio CALERIE è stato importante per affrontare la questione se il ritmo dell’invecchiamento possa essere modificato negli esseri umani. Questo nuovo studio fornisce la prova più solida mai ottenuta fino a oggi che tutto ciò che abbiamo imparato su altri animali può essere applicato a noi stessi” – afferma Rozalyn Anderson, che studia l’invecchiamento all’Università del Wisconsin a Madison.

Le pubblicazioni ed i risultati

Pubblicato su Cell Metabolism, lo studio CALERIE ha esaminato 53 individui, di età tra i 21 e i 50 anni, reclutati presso il Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, in Louisiana. La struttura ospita 4 camere metaboliche all’avanguardia, delle circa 20 esistenti nel mondo. Stanze che assomigliano a piccole camere d’albergo sigillate che misurano, minuto per minuto, la quantità di ossigeno consumata dagli occupanti e la quantità di anidride carbonica emessa. Ciò consente di monitorare, con una precisione senza precedenti, come viene utilizzata l’energia. Il rapporto tra ossigeno e anidride carbonica, combinato con l’analisi dell’azoto nelle urine, indica se l’occupante sta bruciando carboidrati, grassi o proteine. I partecipanti sono stati randomizzati e inseriti in due gruppi. Un gruppo di studio di 34 individui che hanno ridotto l’introito calorico quotidiano di circa 15% e un gruppo di controllo di 19 individui che hanno mangiato come loro abitudine. Al termine di ognuno dei due anni, tutti i partecipanti sono stati sottoposti a vari test sul metabolismo generale e a marcatori biologici dell’invecchiamento (compreso il danno associato ai radicali liberi dell’ossigeno rilasciati durante il metabolismo). II ricercatori hanno scoperto che i partecipanti al gruppo di studio durante il sonno usavano l’energia in modo molto più efficiente rispetto a quelli del gruppo di controllo. La diminuzione del loro metabolismo basale è stato maggiore di quanto ci si aspettava a causa della perdita di peso. Tutte le altre misurazioni cliniche sono state in linea con un ridotto tasso metabolico e hanno indicato una riduzione del danno dovuto all’invecchiamento.

Articolo a cura di: Corinna Montana Lampo